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In verità dopo la sentenza della Cassazione sul ricorso Molinari e Gattini, che dette luogo alle critiche severissime del Brusa e del Lucchini, - per non citare quelle unanimi della stampa politica quotidiana, - un linguaggio siffatto - che del resto può considerarsi come la parafrasi felice dei considerandi della stessa Cassazione nella sentenza sul ricorso Bartoli nella causa Tanlongo e Lazzaroni - potrebbe giudicarsi o la manifestazione di una ingenuità superlativa o una delle tanti e volgari tirate retoriche di avvocato esercente, che non crede affatto in ciò che scrive. Esclusa questa ultima interpretazione nel caso dello egregio prof. Impallomeni rimane la prima; e si può anche dire che nell'animo suo albergasse la speranza della resipiscenza. Ascoltò la Cassazione questo linguaggio degnissimo che racchiudeva un savio consiglio, utile più alla conservazione dell'autorità del supremo magistrato anzichè alla causa dei condannati dal Tribunale militare di Palermo?
Oramai la risposta della Cassazione è nota ed è noto che essa non s'inspirò allo Statuto, alla legge, alla giustizia; ma lasciò passare trionfalmente l'interesse della politica dell'ora che volge e respinse il ricorso De Felice, come tanti altri ne aveva respinti. La sua opera nella quistione vitale della competenza e della revisione delle sentenze dei Tribunali militari deve essere esaminata e giudicata al lume dei fatti e del diritto; ed essa risulta uguale, se non peggiore, a quella del resto della magistratura, per incoerenza, per servilismo, per ingiustizia.
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