XXII.
IL PROCESSO MOSTRUOSO
Di questo processo si potrebbe dire per eccellenza quello che il Carrara affermava dei processi politici: «la giustizia non vi ebbe parte.»
Quella politica che già fin dai singoli processi per i tumulti del dicembre '93 e gennaio '94 s'era mostrata conturbatrice del giudizio; quella politica che aveva esercitato tutta la sua bassa influenza nel processo contro il Curatolo - del quale si parlò avanti - venne, nel processo De Felice e compagni, a spiegare intera la sua mostruosa gravezza; così che, questo, tutto riassume e comprende le brutture e le violazioni degli antecedenti processi svoltisi avanti ai Tribunali di guerra.
Per una fatalità, l'istruzione di esso fu iniziata e compiuta in un antico palazzo medievale - fosco di molte truci memorie - che porta ancora nella piccola torre merlata il vecchio orologio a campana che sonò tante ore di agonie tremende.
È il palazzo dei Manfredi Chiaramonte, ove per due secoli infami i Tribunali del S. Uffizio compirono la tenebrosa opera loro! e dove oggi - da magistrati che pur videro infrangersi contro a una civiltà nuova l'ultimo avanzo della temporalità della Chiesa - potè essere ordito, malvagiamente, un processo su delazioni segrete,... di quel segreto che fu anima dell'Inquisizione.
Consapevole com'ero di tutti gli elementi che potevano comporre quel processo, e dei mezzi adoperati a raccoglierli, e del criterio seguito nel coordinarli; delle intenzioni, insomma, che guidavano coloro che lo avevano imbastito e imposto, scrissi nella prima edizione di questo libro - tre mesi avanti che cominciasse il dibattimento - le seguenti parole:
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