«La grandiosità artificiale del processo contro De Felice, Bosco e C. è una vera montatura teatrale, che mira a giustificare le misure prese e l'allarme destato; ma se il processo verrà a termine, se si svolgerà innanzi ai giudici naturali e non verrà soppresso da una comoda e pietosa amnistia che gioverà a coloro che lo hanno imbastito e non agli accusati, si vedrà che esso sarebbe una colossale bolla di sapone, se non fosse una grande infamia nella quale si tenta coinvolgere quanti ebbero innocenti relazioni con De Felice, Bosco e compagni, quanti ebbero parte nella organizzazione dei Fasci colla ferma intenzione di mantenersi nei più stretti limiti della legge. Il processo, se sarà conosciuto nei suoi dettagli, riabiliterà la fama dei giudici dei peggiori tempi della tirannide. E allora si vedrà quale opera nefanda di servilismo e di complicità hanno fatto certi giornali, che con singolare compiacenza hanno riferito, fingendo di averle dalle solite fonti ineccepibili e autorevoli - ch'erano poi quelle delle questure - le notizie sull'alto tradimento, sull'oro francese, sui depositi delle armi, sui cannoncini (che servono a sparare le così dette botte!), sul cifrario e sulle misteriose corrispondenze col medesimo spiegate, sulla constatata relazione tra i fatti di Massa e Carrara e quelli di Sicilia e di questi coi capi dei Fasci...»
Previsione triste, la quale pure venne superata dai fatti! così che veramente, questo processo, e per la sua durata; e per gli incidenti; e per il numero e la qualità dei testimoni di accusa e di difesa; e per le risultanze sorte dalla grande libertà di parola e di apprezzamenti a tutti accordata; e per l'enorme contraddizione tra quelle risultanze e la sentenza - non impreveduta, certo - ma che avrebbe dovuto essere imprevedibile, questo processo, dico, che trasse tutta la sua esistenza dalle accuse della polizia fondate su delazioni di confidenti segreti, non può essere chiamato altrimenti che mostruoso.
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