Dai 7 d'aprile, ai 30 di maggio: due mesi di discussioni e di lotte tra gli accusati, la difesa, il Presidente, i testimoni, l'Avvocato Fiscale, provarono l'istruzione del processo tutta una farsa indegna, la quale però finì in tragedia per la condanna che mandò in galera dei giovani valorosi che lasciarono nella squallida miseria le loro famiglie.
Il processo mostruoso si svolse nell'ex convento di S. Francesco di Assisi - nel 1848 sede di quel parlamento Siciliano che doveva adattare ai tempi la costituzione del '12 - e nella stessa Sala dove fu dichiarata decaduta la dinastia dei Borboni!
L'evocazione di questi ricordi di glorie infelici - conquistate con tanto sangue in nome della libertà, - faceva sentire più forte la melanconia di quel grande inverosimile apparato di forza, che dalla via del Parlamento non era interrotto fino nell'aula del Tribunale. C'erano poi soldati, carabinieri, questurini, delegati, scaglionati da per tutto nelle vicinanze del Palazzo e si sentiva subito, anche da chi l'ignorava, che in esso si perpetrava qualcosa d'inusitato e di contrario alla libertà, di inviso al popolo e che premeva molto al governo che si compisse a malgrado di tutto e contro tutti.
Innumerevoli guardie di P. S. venivano appostate lungo la strada che, dalla Vicaria alla via del Parlamento, percorrevano le carrozze cellulari, scortate da drappelli di carabinieri.
Ammanettati ben bene, gli accusati, erano condotti nella grande gabbia che ha racchiuso briganti famosi e delinquenti d'ogni sorta.
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