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      Parecchi testimoni risultarono mendaci e reticenti nel processo pei fatti di Valguarnera e furono corrotti per fare condannare i cittadini egregi, che militavano nella opposizione municipale.
      Ma tutto ciò che negli altri processi fu incidente, nel processo mostruoso divenne sistema. E il punto di partenza del medesimo è tipico: il Questore Lucchese chiama Bosco nel suo gabinetto e gli dice: ma non sentite dolore di tanti eccidî? Se ne sentite affrettate la convocazione del Comitato Centrale dei Fasci, riunitevi, portate una parola di calma!
      Bosco, l'ingenuo! si commove e affretta la riunione, quantunque un telegramma del corrispondente del Siciliano da Roma, avvisasse dei pericoli; e il Comitato mandò quella sola parola di calma che poteva mandare.
      Ebbene nella riunione affrettata, voluta e consigliata dal questore di Palermo, si trova uno degli indizî più forti delle intenzioni criminose degli imputati! Nè si dica che il crimine fu trovato nelle parole del manifesto.
      No! Lo esclude la magistratura, che mandò assolti Leone e De Luca, che lo avevano sottoscritto.
      Passo sopra alle dinamite, col bollo anarchico e di provenienza costituzionale, che la questura scovò a Catania(141) e vengo alla creazione di lettere e di telegrammi che dovevano, nella intenzione degli autori, nuocere agli imputati. A carico di De Luca, e dopo la sua liberazione, si creano lettere di indubitabile altissima origine portanti la intestazione: Comitato rivoluzionario e firmate tout bonnement: «Francesco De Luca.


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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