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Come i magistrati, l'avvocato fiscale e il Tribunale militare che ripetutamente supposero ciò che aveva dovuto scrivere De Felice a Cipriani, non si accorsero - qui, che la cosa era evidente - che De Felice aveva sconsigliato quegli avvenimenti di cui si volle renderlo responsabile?
Da tutto ciò emerge che il manifesto del 3 gennaio nè era un atto isolato, nè una manifestazione pubblica intesa a mascherare macchinazioni segrete: il consiglio alla calma rispondeva a tutto il metodo adottato ed era stato manifestato in pubblico e nelle lettere intime più efficaci, perchè non si vede in esse alcun arriere pensèe(147).
Per quanto sinceri e ripetuti, questi consigli alla calma e non all'eccitamento, certo è che essi non raggiunsero l'intento e che furono accompagnati o seguiti dai noti tumulti. Ma si potrà renderne responsabili coloro che li biasimarono? Ciò è semplicemente enorme; e si troverà più enorme il fatto quando si penserà alla minima responsabilità diretta dei Fasci, dimostrata in un precedente capitolo, che fa supporre dovere essere nulla o incalcolabile quella del Comitato centrale, che poca o nessuna azione esercitava in molti punti e su quei Fasci nati da recente, male organizzati, acefali o in via di dissoluzione, che parteciparono ai tumulti.
Fosse pure stata energica ed indiscussa la influenza esercitata dal Comitato centrale sui Fasci e sulle masse non si può menomamente renderlo responsabile di ciò che avvenne, perchè è noto che quando esistono certe condizioni di animo e certe altre cause efficienti le parole più autorevoli non vengono, non possono venire ascoltate.
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