La tristezza dell'animo in chi si fa a riandare le vicende e l'esito del processo mostruoso non viene temperata che dalle letture delle dichiarazioni e delle autodifese degli accusati, che seppero elevarsi nelle sfere serene della filosofia della storia: che ammoniscono i giudici sulla fatalità degli avvenimenti; che infusero in tutti la coscienza di un avvenire migliore per equa distribuzione di ricchezze; che seppero rendere simpatica la propria causa anche a coloro, che da principio più fieramente l'avversavano. Ed è meraviglioso, a questo proposito, che seppe farsi ascoltare con benevolenza il Gulì, che fece la difesa dell'ideale anarchico nel momento in cui l'anarchia era più odiosa ed odiata.
Le conseguenze immediate della sentenza avrebbero dovuto fare ravvedere qualunque governo meno cieco e meno votato alla reazione che non sia il libero governo costituzionale d'Italia. In Palermo dove l'ambiente era dapprima più avverso agli accusati la impressione fu profonda e generale.
Tutte le forze militari disponibili furono spiegate per mantenere in freno la popolazione fremente; fu vietato l'accesso al pubblico nella sala del Tribunale(152), e i condannati sotto scorta numerosa furono fatti uscire da una porta ignorata, dalla quale uscirono pure i giudici per sottrarsi ad inevitabili e gravi manifestazioni di biasimo. Questi giudici, che furtivamente si allontanano dal Tribunale, non si direbbe che si sentono rei? Il colonnello Giussani divenuto inviso, fu ripetutamente fischiato, e lo si allontanò per un po' da Palermo.
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