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      «L'ha compiuta; ha tentato neppure di compierla il generale-dittatore?
      «Imponiamoci, guardando alle cose siciliane, una doverosa serenità; facciamo un bilancio spassionato delle condizioni dell'isola.
      «L'ordine è ristabilito in Sicilia; era difficile ottenerlo senza che la libertà dovesse coprirsi d'un velo.
      . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
      «Ma la questione siciliana non era soltanto contenuta in questa semplice enunciazione: ristabilire l'ordine materialmente.
      «Conveniva e conviene rimuovere le cause dei tumulti siciliani, le quali ormai sono note; conveniva e conviene migliorare le condizioni dei lavoratori siciliani.
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      «Ma questo è avvenuto, che come il generale Morra si è manifestato impari alla missione che gli era stata affidata, così questa legge dei latifondi siciliani è rimasta indiscussa per la chiusura della Camera.
      «E la questione della tranquillità pubblica in Sicilia è rimasta risolta solamente a mezzo.
      «L'ordine regna in Sicilia, ma un po' come a Varsavia. Le popolazioni sono quiete, ma attendono ancora che siano mantenute le promesse del Governo intorno al miglioramento delle condizioni dei contadini.» (n. 194, 15 luglio 1894).
      Ho voluto riprodurre quasi integralmente questo giudizio, che venendo da un giornale tanto temperato e quasi assiduamente laudatore del governo di Francesco Crispi, (assai lodato nello stesso articolo) non può essere menomamente sospettato di partigiana avversione contro il generale Morra e riesce perciò assolutamente caratteristico.


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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