Si sa che in Sicilia sono pessimi i rapporti tra capitale e lavoro, tra proprietarī e proletarī, e che ai lavoratori poca parte si concede di quello che a loro spetterebbe. I lavoratori a migliorare la loro misera condizione stimolati pił dal bisogno impellente che dal giusto apprezzamento dei vantaggi che possono venire dalla cooperazione, in qualche luogo si erano riuniti in cooperative di consumo, sottraendosi ai gravosi ed esosi balzelli sui consumi nell'applicazione dei quali le classi dirigenti posero tutta la loro buona volontą per mostrarsi inique. Orbene, chi lo crederebbe? Il generale Morra non solo dispiega il suo furore reazionario contro gli odiati Fasci dei lavoratori e contro i sodalizī, che facevano della politica democratica, ma se la prende anche con quelle cooperative di consumo, che egli avrebbe dovuto promuovere con ogni sforzo, se non in nome di un alto senso politico, almeno sotto l'impulso di un cuore un po' umano.
Nell'odio suo contro i Fasci arrivņ a permettere ed a lasciare impunite le usurpazioni indecenti e lo sperpero di ciņ che apparteneva ai poveri lavoratori. Cosģ a Mazzara del Vallo gli agenti della questura - dopo un mese dallo scioglimento volontario del Fascio - vanno a perquisire le case dei socī, che in seguito ad indicazione del Consiglio direttivo, erano in possesso dei mobili del disciolto sodalizio e li sequestrano indebitamente e, pił disonestamente, prima li adibiscono ad uso della polizia, del municipio e dei soldati, e poscia li vendono all'asta e si arbitrano distribuirne l'irrisoria somma ricavatane, non ai loro legittimi proprietarī, i socī del Fascio, ma ai poveri del paese.
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