I poveri contadini di Caltavuturo non sanno ancora come fu impiegata la meschina somma ricavata dalla vendita all'asta dei mobili del Fascio fatta da un delegato di Pubblica Sicurezza.
Da quest'odio ingiustificabile contro tutto ciò che ha relazione coi Fasci e che si traduce talora, come a Mazzara, in danno economico dei lavoratori, ne derivò anche la persecuzione contro le cooperative di Consumo.
Una ce n'era a Campobello di Licata, e che si era costituita con grande stento, riunendo i magrissimi risparmi dei poveri lavoratori, e che riusciva invisa oltremodo ai maggiorenti del paese - e si dice anche, per loschi motivi personali. Appena proclamato lo stato di assedio venne disciolta e si sequestrarono.... il pane, il vino, l'olio, la pasta. L'inaudita violenza sarebbe stata completa se, come qualcuno voleva, quei generi fossero stati lasciati a muffire ed a guastarsi in un qualsiasi locale; e si deve all'intervento di un bravo capitano di fanteria se questi nuovi e strani sostituti della dinamite furono consegnati ad un giovane egregio, il Catanzaro, che li ha venduti e ne ha depositato l'equivalente in una cassa di risparmio.
I fatti di Campobello ebbero una coda dolorosa: il pretore, Annibale Mattioli, mosso a pietà dalla condizione dei lavoratori e dai soprusi che subivano, rivelò il suo pensiero nel casino dei cosiddetti civili. Non lo avesse fatto: fu telegraficamente traslocato come sobillatore.
Pregai il generale Morra perchè volesse consentire la ricostituzione della cooperativa, che riusciva utilissima ai lavoratori; denunziai il provvedimento impolitico ed inumano alla Camera; ma ebbi in risposta, e dal primo e da chi si eresse a suo difensore in Parlamento, l'on.
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