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      Ecco la ragione del severo giudizio:
      Dalla circolare del generale Morra di Lavriano, da accenni e telegrammi dell'on. Crispi, dai telegrammi dei Prefetti e sotto prefetti nei momenti del pericolo e quando in Sicilia non c'erano ancora truppe a sufficienza, emerge che il Presidente del Consiglio e il Regio Commissario Straordinario, che il governo insomma, in alto e in basso, riconosceva ciò che deputati e pubblicisti avevano denunziato, e cioè: che la causa determinante dei moti di Sicilia doveva riconoscersi nella partigiana, dissennata e iniqua amministrazione dei municipî, infeudati da anni a consorterie locali che ne usavano ed abusavano in tutti i modi sotto l'egida dei Prefetti, ed anche di deputati, ai quali in contraccambio delle protezioni accordate rendevano con zelo servizî polizieschi ed elettorali.
      Un governo perfettamente conscio di tale stato di cose, che avrebbe dovuto fare immediatamente, fulmineamente? Tener conto della indicazione causale, provvedendo al sintomo più minaccioso e più doloroso: dare addosso alle camorre locali, alle mafie amministrative, disoneste e prepotenti!
      Ebbene, il governo italiano ha fatto cosa che sembrerà in appresso inverosimile, impossibile e che è rigorosamente vera: ha messo la sua fiducia in quelle consorterie, che avrebbe dovuto punire; dove non c'è delegato di pubblica sicurezza ne ha lasciato la funzione ai sindaci malvisti e che si sanno odiati; e sindaci ed assessori hanno consigliato e fatto eseguire gli arresti dai carabinieri e dalle truppe ai loro ordini; essi, proprio essi! hanno imbastito processi mostruosi di cui per un pezzo si dovrà vergognare l'Italia; e per loro suggerimento sono stati deportati giovani d'illibata condotta, rei soltanto di avere militato nelle fila della opposizione amministrativa e di avere svelato le turpitudini commesse dai feudatari municipali.


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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