Ma è deplorevole che, dopo 34 anni che l'Italia fu redenta, reminiscenze e confronti simili si ridestino da generali italiani!»
E chi infine oserebbe mettere in dubbio la delicatezza dei sentimenti del Generale Morra di Lavriano e della Montà, che all'indomani della sentenza che manda l'on. De Felice per diciotto anni nella reclusione, espelle da Palermo la gentile Maria, colpevole di non sapere nascondere il cordoglio ineffabile per la condanna del padre e di destare la simpatica commiserazione in una cittadinanza cavalleresca e pietosa?
Un ultimo accenno all'opera civile del generale Morra.
Perchè essa fosse riuscita proficua, opportuna, apprezzata sarebbe stato necessario che egli avesse percorso la Sicilia, per conoscerne de visu i mali, che egli avesse avvicinato i sofferenti e gli oppressi ed avesse ascoltato dalla loro viva voce i reclami e le proteste, che si fosse frammischiato col popolo e col popolo avesse vissuto. Il Generale Heusch gli dette l'esempio in Lunigiana di ciò che avrebbe dovuto fare; ed anche qualche suo subordinato, il simpatico colonnello Pittaluga, gli additò la via da battere. Ma tali esempî non erano degni di lui; egli invece di visitare i tugurî, di informarsi delle sofferenze del popolo, di studiarne le cause, preferì passare da una casa principesca all'altra, da questa a quell'altra villa per gradire banchetti lauti, per assistere a sfarzose soirèes, che riuscivano un insulto alla miseria grande delle moltitudini: insomma tutto fece meno che muoversi da Palermo e adempire il proprio dovere.
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