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E l'ironia amara per quest'opera incivile del Regio Commissario straordinario in Sicilia potrebbe continuare, se non fosse tempo di ricordare che di quest'opera sua c'è chi è direttamente e politicamente responsabile di fronte al paese: l'on. Crispi.
Si mentirebbe e si calunnierebbe il Presidente del Consiglio dei ministri se si dicesse che egli sia rimasto contento e soddisfatto del modo come il generale Morra ha adempiuto alla delicatissima e grave missione affidatagli. Si assicura che egli si sia accorto in tempo della cattiva scelta fatta e che non abbia nascosto il suo malumore. Un sintomo del suo malumore si volle scorgere nella insolita fiacchezza colla quale difese egli nella Camera dei deputati il regio Commissario dagli attacchi dell'on. Cavallotti(159).
Ma se l'on. Crispi si accorse in tempo che il Generale Morra non rispondeva alle esigenze imperiose della difficile situazione, perchè non lo rimosse dall'ufficio? Forse temette di attentare alla reputazione della propria infallibilità? Più verosimilmente ubbidì ad ordini che vennero dall'alto protettore del Morra. Nell'uno e nell'altro caso sul capo del governo che scelse un uomo inadatto al compito e lo mantenne, quando si manifestò tale apertamente, ricade la responsabilità intera dell'errore commesso. In un modo solo potrebbe farselo perdonare: disfacendo l'opera del generale Morra e cominciando dalla pacificazione degli animi, che non potrà iniziarsi efficacemente se non coll'amnistia: amnistia, suggerita dalla(160) suprema Corte di Cassazione, e moralmente necessaria ai giudici anzichè ai condannati.
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