Farina, Pinchia e Filì-Astolfone. Ne fece un quadretto verista ammirevole l'on. Di Sant'Onofrio, che ricordò essere stato prodotto dalle iniquità e dalle prepotenze dei partiti locali il motto popolare, che ritiene: la legge essere fatta solamente per lo sciocco. Ma fu l'on. Di San Giuliano, che anche su questo riguardo col rammarico di dissentire dal solito Nasi, somministrò dati importanti sulla prevalenza delle relazioni e clientele personali, sull'accanimento delle lotte tra i partiti locali, sulla gravezza delle imposte, sulla dissennatezza delle spese, sulla falsità delle liste elettorali... E chi più ne ha, più ne metta!
I danni enormi del disagio economico e della iniquità e scorrettezza delle amministrazioni locali fu dimostrato che venivano aggravati dalla imperizia e dalla partigianeria dei funzionarî di ogni grado, che il governo ha mandati in Sicilia dal 1860 in poi in punizione o in esperimento.
Il male fu più volte denunziato e deplorato; ma i varî ministeri lo negarono sempre; il male era reale tanto che venne stigmatizzato in questa occasione da un uomo di facile contentatura, qual'è l'onorevole La Vaccara, seguito dagli on. Di San Giuliano, Farina e Nicolosi.
Questi, di animo mite e alieno dalla critica contro l'ente governo, fece una vera e giusta carica a fondo contro i prefetti, la cui partigianeria politica generava un forte disagio morale, che aggravava il disagio economico. A notarsi: avendo io accennato ad un funzionario abile e intelligente, l'on. Damiani mi fece questa caratteristica interruzione: «Pare impossibile, ma è vero!
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