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      La Sicilia era, dunque, pel Gabinetto del generale Morra di Lavriano corpus et anima villa... Ed ora si meravigli chi può della sapienza degli atti e degli editti del Commissario.
      Date queste premesse e assodate queste cause predisponenti si può indovinare quale e quanta responsabilità si possa attribuire ai socialisti, ai sobillatori, ai Fasci dei lavoratori.
      Sono essi, che hanno calunniato la borghesia e che hanno generato l'odio di classe?
      Badaloni prende il volume dell'Inchiesta Agraria del Damiani e mostra che l'odio di classe è antico e produsse le manifestazioni del 1848 e del 1860 di quella popolazione, che lo stesso on. Crispi chiamò sobria, schiava della fame e del lavoro. Socci, Ferrari, Prampolini ed io, ribadimmo l'assunto del Badaloni; lo confermò Franchetti, che disse l'antagonismo tra le varie classi sociali antico e fatale. Ma le classi dirigenti e la grossa borghesia sono meritevoli di odio? Basta rammentare le parole di Crispi, riportate avanti, ch'egli pronunziò a Palermo nel 1886, in una riunione di operai...
      Come la borghesia usò in Sicilia di quella sua onnipotenza? Ecco qua: «Il grande proprietario è troppo sovente fruges consumere natus, un parassita, un ozioso... ma non è (?) uno sfruttatore. I borghesi rurali in generale trattano male i contadini; amministrano i comuni con criterî d'interessi di classe; sono azzeccagarbugli, usurai... Le classi dirigenti non sono all'altezza dei loro doveri...» È forse questo il giudizio appassionato di un socialista?


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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