Crispi, sebbene non mancassero contraddittori, che trovarono tutto ben fatto.
Nel primo senso parlarono gli on. Imbriani, Bonajuto, Altobelli, Bovio, Sacchi, Comandini, Cimbali, Marcora, Pinchia, Paternostro ed io. Approvarono quasi incondizionatamente gli on. Lazzaro, La Vaccara, Damiani e Castorina; e pur approvando la condotta del governo ebbero da deplorare non poche cose gli on. Spirito e Di San Giuliano.
Bovio sostenne che le idee, le utopie non si possono colpire, ma soltanto i mezzi adoperati per realizzarle. Imbriani - certamente facendo violenza a sè stesso - disse che in Austria testè per proclamare lo stato di assedio in Boemia si domandò l'autorizzazione del Parlamento ed enunciò gli articoli dello Statuto, che furono violati in Italia: il 26°, inviolabilità della libertà individuale; il 27°, inviolabilità del domicilio; il 28°, libertà della stampa; il 32°, diritto di riunione e di associazione; il 45° immunità parlamentare; il 70° proibizione di derogare all'organizzazione giudiziaria; il 71° divieto di sottrarre i cittadini ai giudici naturali e di creare tribunali e commissioni straordinarie... E nessuno seriamente osò negare che tanti articoli - i più importanti - siano stati manomessi; si constatò, invece, con giustezza dall'on. Sacchi, che l'azione reazionaria del governo potè passare con indifferenza, perchè in sostanza la reazione era nella Camera e nel paese!
L'on. Cimbali bene a proposito rilevò, che il disarmo fu fatto a benefizio dei malfattori. Sacchi dimostrò la enormità commessa dando effetto retroattivo alle ordinanze dei regî commissarî di Sicilia e di Lunigiana.
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