I nuovi piagnoni avevano tutto esagerato, e tutto il movimento si doveva esclusivamente alla azione dei sobillatori, la cui propaganda socialista non era che una mistificazione, e che i Fasci dei lavoratori, non raccoglievano che ambiziosi e malcontenti.
Date queste premesse chiunque si sarebbe atteso, che l'oratore avrebbe conchiuso con un inno al governo e colla raccomandazione di lasciar correre tutto per la sua china, come pel passato. Nossignori! L'on. Nasi si dichiarò contrario al governo, non solo, ma stigmatizzando le infeconde lotte parlamentari profetizzò che il ritardo nel presentare opportuni rimedî porterà a conflitti terribili e pose termine al brillante discorso come tutti gli altri oratori socialisti e radicali, promettendo che in un possibile conflitto egli, con tutti gli uomini di cuore, si sarebbe schierato dalla parte del popolo.
La conclusione sorprese, e tutti - compresi i suoi intimi - si domandarono la ragione del discorso. Si avrebbe potuto cercarla nel livore contro qualche collega suo e contro alcuni organizzatori dei Fasci suoi nemici politici e personali; ma escludendo pure questi moventi non belli si può ammettere che l'onorevole Nasi fu spinto a parlare dal desiderio di lanciare qualche freccia all'indirizzo dell'on. Crispi, e dall'altro non meno ardente di difendere l'antico ed amato ministero dell'on. Giolitti, e sopratutto fu mosso dalla patriottica e generosa preoccupazione di annunziare alla Camera che ai mali d'Italia - e forse dell'umanità - non c'era che un rimedio, uno solo: la dottrina di Alessandro Fortis!
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