Martini in nome del centro sinistro, negando un voto politico e chiarendo erronei i precedenti invocati dall'on. Crispi, e voleva darlo l'Arcoleo, pur ritenendo - egli professore di diritto costituzionale - che fosse quasi incompatibile lo Stato di assedio con la ordinaria funzione del Parlamento.
E il meno che poteva fare il Presidente del Consiglio, a propria giustificazione, si era di convocare il Parlamento, dopo la violazione dello Statuto o di tutte le leggi durante lo Stato d'assedio, per chiedere il bill d'indennità.
Questo avrebbe dovuto e potuto bastare a qualunque Ministro ed a qualunque Ministero, ma l'onorevole Crispi, disse l'on. Imbriani, respinse per alterigia abituale il bill d'indennità e chiese un voto politico esplicito, che ne approvasse la condotta e stabilisse che tutto era proceduto conforme a legge. Ciò sembrava enorme e contrario a tutti i precedenti parlamentari, anche italiani, e si ricordava come in altri tempi si giudicò temerario l'on. Nicotera, che bill d'indennità chiedesse per ciò che aveva fatto nella stessa Sicilia; ed aveva fatto assai di meno e di meno peggio dell'on. Crispi (Zini op. cit. p. 47 e 48). Altri tempi!
Ora, la Camera dette ragione al Presidente del Consiglio, eliminò il bill d'indennità, e con 342 voti favorevoli contro 45 contrarî e 22 astensioni(168) approvò quest'ordine del giorno presentato dell'on. Damiani e accettato del governo:
«La Camera, approvando l'azione del Governo, diretta alla tutela della pace pubblica, confida ch'esso saprà definitivamente assicurarla con opportuni provvedimenti legislativi, e passa all'ordine del giorno.
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