In molti infatti era sincera la convinzione che gli eccessi commessi dal governo dell'on. Crispi, fossero una dolorosa necessità non solo per ristabilire l'ordine pubblico, ma anche per conservare l'integrità della patria! Essi che avevano un'idea iperbolica della entità dei pericoli corsi dell'Italia, guardarono al successo rapido e immediato del governo e ne rimasero ammirati senza guardare ai mezzi adoperati per ottenerlo. Invece, i mezzi sinora adoperati creano pericoli veri, e servono soltanto alla reazione bieca, che tanto più impunemente e sicuramente se ne giova in quanto che all'ombra del vecchio patriottismo e della qualità di siciliano dell'on. Crispi molte forze vive che avrebbero potuto opporre una diga o sono state neutralizzate anch'esse dalla paura dell'immaginario pericolo corso, o rimasero inerti perchè non sanno ribellarsi a chi considerarono per tanti anni come capo ed amico e che oggi riprovano in fondo dell'animo loro senza avere il coraggio di rendere palese il proprio pensiero.
Conosciuto il movente del successo parlamentare ed anche extra-parlamentare dell'on. Crispi, mi rimane l'ultimo compito increscioso: esaminare se esso rispondeva al vero e completare l'esame obbiettivo coi confronti storici invocati dall'on. Crispi a giustificazione della sua azione e ridotti alle loro giuste proporzioni, cioè a nulla, dagli on. Cavallotti, Altobelli, Comandini ecc.
Che il pericolo in Sicilia per la integrità della patria fosse grande, più volte l'on. Crispi lo dichiarò, e fece comprendere che dell'ordine stabilito gli si doveva tanta se non maggiore riconoscenza quanto della spedizione liberatrice dei Mille.
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