I tumulti erano stati in Sicilia, ma le persecuzioni contro ogni libera manifestazione e gli scioglimenti dei sodalizî invisi e i sequestri e le minacce, infierivano in ogni parte d'Italia.
Lo Stato d'assedio legalmente viene tolto in Sicilia ma le norme e i criteri di governo non libero continuarono ad essere in vigore impunemente e sfacciatamente: a Palermo la questura chiama in ufficio Colnago ed altri giovani eletti e li ammonisce a moderare la loro propaganda; la censura telegrafica continua; la soppressione dei giornali assume forma più odiosa, perchè più ipocrita; quella del sequestro sistematico, capriccioso, non motivato da alcun pretesto plausibile, come si pratica contro l'Unione di Catania; le armi non vengono restituite ai loro proprietarî: si mantengono a domicilio coatto coloro che vi furono mandati arbitrariamente.
Quando il pretesto alla reazione è eccellente - e lo danno gli anarchici - la reazione abbandona ogni riserbo e arriva al suo parossismo colle leggi antianarchiche pensatamente indeterminate - delle quali un alto magistrato, l'Auriti, aveva dichiarato non esservi bisogno per combattere i nemici della società. In Parlamento si promise con solennità eccezionale, che non si sarebbero applicate contro i socialisti, ma appena votate sono già state sperimentate colla proibizione dei congressi, coi sequestri dei giornali, collo scioglimento delle associazioni a danno dei socialisti, dei repubblicani, dei democratici più tiepidi, ma sinceri, sospettati soltanto di non essere abbastanza soddisfatti della delizie che il regime ci procura nell'ora presente.
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