- poichè essi sono giustamente convinti che allontanerebbero per più lungo tempo l'amaro calice delle riforme economico-sociali, quando tutti i deputati d'Italia fossero costretti ad avvicinarvi le labbra.
Di ciò che si dovrebbe e potrebbe fare, di ciò che si è fatto già o si è mostrato l'intenzione di praticare, bisogna fare rapidissima menzione.
Nell'ordine amministrativo si reclamano pronti provvedimenti che spengano ed impediscano il risorgere dell'attuale prepotenza delle consorterie locali, che opprimono i deboli e gli avversarî; non rendono fruttuosa l'opposizione nelle vie legali; e coll'intrigo, colla corruzione o colla protezione dei deputati, del governo centrale e dei suoi rappresentanti scambiano le parti e riducono alla condizione legale di minoranze, quelle che realmente sono maggioranze. E prontamente si farebbe opera di pacificazione, (più sincera e più duratura di quella più che consigliata, imposta dai Prefetti e dagli ufficiali dell'esercito tra i partiti opposti all'indomani dei disordini e delle repressioni), collo scioglimento di molti Consigli comunali e colle elezioni senza ingerenza indebita di chicchessia.
Ciò che si è fatto non ispira fiducia, poichè dalla narrazione precedente, e specialmente dai capitoli sui Tribunali militari e sull'Opera civile del generale Morra si apprese che furono abbandonate le primitive buone intenzioni in ordine alla ricostituzione delle amministrazioni comunali sulle basi della giustizia, della legalità e della preponderanza delle maggioranze reali; lasciando perdurare, anzi consolidando il prepotere di quelle consorterie - in fondo apolitiche - che si mostrano più ligie al governo ed ai suoi rappresentanti locali.
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