Questa spiegazione del delitto trovava credito tanto pił facilmente in quanto che si sapeva che l'antico direttore del Banco di Sicilia aveva diretto al ministro di Agricoltura e Commercio del primo ministero Crispi, on. Miceli, un rapporto in cui si denunziavano gl'intrighi e le male arti di alcuni membri del Consiglio di Amministrazione del Banco; e si sapeva del pari che quel rapporto segreto era stato misteriosamente sottratto dal gabinetto del Ministro ed era stato mostrato a Palermo, in una riunione del Consiglio di Amministrazione del Banco, a coloro che vi erano accusati. Poco dopo venne sciolta stoltamente l'amministrazione del Banco di Sicilia e mandato via il Notabartolo, quasi a punizione della corretta e solerte sua gestione, ch'era riuscita a ristorare le sorti del Banco, ridotte a mal partito da una precedente amministrazione.
Le voci sui moventi dell'assassinio, infine, sin dal primo giorno in Palermo assunsero una forma concreta; tutte convergevano nell'additare nel deputato Raffaele Palizzolo il vero mandante, il sapiente organizzatore del delitto. Si riconosceva in lui la capacitą a delinquere; lo si sapeva in intime relazione colle classi pregiudicate di Palermo e delle sue campagne; si assicurava inoltre che ad antichi motivi di rancore contro il Notabartolo altri nuovi se n'erano aggiunti e che nel Palizzolo molto potesse la paura di veder ritornare il Notabartolo alla direzione del Banco di Sicilia.
Queste erano le voci che correvano insistenti nel paese sulle cause e sui moventi dell'assassinio Notabartolo.
| |
Banco Sicilia Agricoltura Commercio Crispi Consiglio Amministrazione Banco Ministro Palermo Consiglio Amministrazione Banco Banco Sicilia Notabartolo Banco Palermo Raffaele Palizzolo Palermo Notabartolo Palizzolo Notabartolo Banco Sicilia Notabartolo
|