Si noti: la reticenza, il mendacio non sono stati propri dei testimoni che vengono dalle basse classi sociali; ma vennero anche deplorati in prìncipi, avvocati, ingegneri, proprietari, tra i rappresentanti, insomma, delle classi dirigenti. Ciò che prova l'estensione e la profondità delle radici del fenomeno stesso.
Come viene esso spiegato? In generale si afferma che i testimoni si rifiutano a dire la verità o dicono addirittura la menzogna perché hanno paura della mafia. A questa paura venne assegnata ufficialmente una somma importanza dalla suprema magistratura del regno, che per legittima suspicione sottrasse il processo ai giudici naturali, ai giurati di Palermo, per deferirlo ai giurati di Milano. Nella ricca e colta capitale della Lombardia si suppose che la mafia non avrebbe potuto esercitare la sua influenza con le minacce di morte o di devastazione delle proprietà che per dolorosa esperienza si sa che non sono vane, ma che si realizzano spesso e terribilmente. Si contano a decine gli omicidi consumati nella provincia di Palermo come esecuzioni di condanne pronunziate dal tremendo tribunale della mafia. La paura rappresenta una gran parte nel fenomeno constatato; ma la sua azione non è unica e del tutto e sempre esclusiva. Non pochi testimoni si rifiutano di dire la verità ed anche mentiscono ubbidendo ad un falso punto di onore, ottemperando ai criteri di una morale speciale, che fa considerare come persona vile o spregevole chiunque coopera colla polizia o colla magistratura per fare scoprire l'autore di un reato; chi ciò fa, o contribuendo all'arresto di un delinquente o denunziandolo o dicendo la verità innanzi ai magistrati, viene designato al pubblico disprezzo colle parole: nfami, cascittuni, (infame, delatore). Questo criterio morale particolare, questo falso punto di onore è talmente prevalente nelle classi inferiori, specialmente nelle campagne di Palermo e nella zona zolfifera, che spesso un lavoratore ritenuto onestissimo riceve una coltellata, si rifiuta di dire chi fu il suo feritore e dichiara di non averlo riconosciuto, quando tutti ne sanno il nome.
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