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      Qui c'è una parte di vero, ma è una parte interessantissima, ed è quella che designa la mafia come un sentimento medioevale, e che costituisce lo spirito che aleggia in Sicilia e in tutto il Mezzogiorno d'Italia, e che viene rappresentato: dalla profonda e generale avversione verso l'ente governo e verso tutte le istituzioni che ad esso fan capo; dalla diffidenza ineliminabile verso la polizia e la magistratura; dalla salda convinzione che un individuo solo da se stesso e colle proprie mani può ottenere e farsi giustizia vera e completa.
      Come e perché si sia formato questo spirito, storicamente si può dimostrare con una copia ed evidenza di prove quali raramente si riscontrano nella genesi dei fenomeni sociali.
      La violenza ed iniquità dei governi che si sono succeduti con vertiginosa rapidità da secoli in Sicilia; la violenza e la iniquità delle classi superiori, che usarono ed abusarono della organizzazione feudale,conservatasi nell'isola anche dopo che fu abolita da per tutto, furono i fattori principali che agirono dall'alto nel degenerare lo spirito della mafia. L'odio di classe tra i lavoratori agricoli e urbani e la piccola borghesia alimentato dal regime feudale; l'analfabetismo e la miseria, furono i fattori che agirono in basso per diffondere e rendere piú profondo lo stesso spirito.
      La ricerca storica nel passato trova la conferma contemporanea nelle circostanze seguenti: la mafia, e lo spirito che la genera e l'alimenta, esercita maggiormente la sua influenza nelle province di Palermo, di Caltanissetta, di Girgenti ed in parte di Trapani dove prevalgono, isolati o riuniti, il latifondo, l'orrido lavoro delle miniere di zolfo, l'analfabetismo e la miseria.


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La Sicilia dai Borboni ai Sabaudi
(1860-1900)
di Napoleone Colajanni
pagine 91

   





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