Ma il grande statista inglese, chiamando il borbonico: governo negazione di Dio, forse esagerando nel giudizio perché non del tutto esattamente informato – riferivasi principalmente al regime politico; meglio e piú si potrà averne cognizione di quello che esso fosse dal punto di vista sociale, ch'è il lato piú generale e piú importante; sull'argomento si hanno documenti ufficiali eloquentissimi.
Pietro Ulloa, procuratore generale a Trapani, in una riservata relazione sullo stato economico e politico della Sicilia, il 3 agosto 1838, scriveva cosí al ministro della Giustizia Parisio: «Non vi è impiegato in Sicilia che non sia prostrato al cenno di un prepotente e che non abbia pensato a tirar profitto dal suo ufficio. Questa generale corruzione ha fatto ricorrere il popolo a rimedi oltremodo strani e pericolosi. Vi ha in molti paesi delle fratellanze, specie di sètte che diconsi partiti, senza riunione, senz'altro legame che quello della dipendenza da un capo, che qui è un possidente, là un arciprete. Una cassa comune sovviene ai bisogni, ora di far esonerare un funzionario, ora di conquistarlo, ora di proteggere un funzionario, ora d'incolpare un innocente. Il popolo è venuto a convenzione coi rei. Come accadono furti, escono dei mediatori ad offrire transazioni pel recuperamento degli oggetti rubati. Molti alti magistrati coprono queste fratellanze di un'egida impenetrabile, come lo Scarlata, giudice della Gran Corte Civile di Palermo, come il Siracusa alto magistrato... Non è possibile indurre le guardie cittadine a perlustrare le strade; né di trovare testimoni pei reati commessi in pieno giorno.
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