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      .. La magistratura disserve e non serve il governo ed una delle fatalità del paese sta nella mala amministrazione della giustizia civile e penale».
      Chi era questo severo accusatore della magistratura e della amministrazione della giustizia in Sicilia? Maniscalco, il terribile direttore della polizia borbonica, che ebbe in mano la pubblica sicurezza dell'isola dal 1849 al 1860! Dopo quarant'anni un ministro della guerra della monarchia sabauda giudicherà con altrettanta severità la magistratura della Sicilia.
     
      IV
     
      L'azione del fattore politico veniva rinforzata ed allargata dalla organizzazione economico-sociale. La Sicilia, in pieno secolo decimonono e nella parte piú colta del bacino del Mediterraneo, rimase sotto gli orrori e le angherie del feudalesimo.
      In Sicilia non penetrò il soffio della rivoluzione Francese, nemmeno sotto la forma attenuata o adulterata della conquista napoleonica: l'isola rimase sino al 1815 sotto la protezione dei soldati e della flotta inglese, che vi mantennero i Borboni.
      Nel 1812 il Parlamento siciliano, ch'era rivissuto sotto la protezione inglese, e nel quale prevaleva una aristocrazia colta ed avveduta, fece il suo 4 agosto ed abolí nominalmente il feudalismo.
      L'abolizione si ridusse ad una vera truffa a danno della collettività; le proprietà feudali, ch'erano sottoposte tutte agli usi civici, che limitavano i benefici dei feudatari a vantaggio dei lavoratori, furono trasformate in proprietà allodiali. In compenso delle usurpazioni vere – analoghe alle celebri chiusure inglesi – fatte contro la massa, ai Comuni fu ceduta una quarta parte delle terre feudali, che costituirono i demani comunali; ma nell'assegnazione avvennero altre truffe, com'è stato dimostrato da molti scrittori e di recente da Battaglia e da Loncao.


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La Sicilia dai Borboni ai Sabaudi
(1860-1900)
di Napoleone Colajanni
pagine 91

   





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