Questo signore complice del campiere, in tutto il resto poteva essere – ed era spesso – un uomo onestissimo; e tale è ritenuto oggi il Principe Mirto, ai cui stipendi stava il Fontana, che venne processato per vari gravi reati e che è ritenuto essere l'assassino materiale del commendatore Notabartolo...
Ma il signore, sotto i Borboni e i Sabaudi, a chi in nome della legge e della moralità gli muove rimprovero della protezione accordata e dei servizi accettati dal campiere malfattore, crede in buona coscienza di potere trionfalmente indirizzare questa domanda, a cui sa non si può dare risposta: e se caccio via il campiere delinquente chi mi garantisce la sicurezza delle mie proprietà?
La forza di questa domanda venne riconosciuta anche dal generale Corsi.
Quale fosse la condotta del campiere verso il lavoratore si può immaginare; d'ordinario era semplicemente scellerata.
Egli, armato di fucile e di pistole, guardava il contadino dall'alto in basso: lo tormentava e lo angariava come nei peggiori tempi del feudalismo; le angherie e i tormenti che infliggeva il campiere erano assai piú crudeli di quelli che potevano venire direttamente dal signore, perché il primo era rozzo, analfabeta, abituato al delitto.
Se il signore era di animo malvagio e prepotente, il campiere non serviva soltanto nella campagna ed a difesa della proprietà; ma diveniva il bravo dei Promessi Sposi, il sicario scellerato, lo strumento di ogni nequizia...
E i piccoli proprietari? Essi in generale non potevano mantenere e pagare i campieri; erano dunque le vittime dei campieri, dei compagni d'armi e dei ladri.
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