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      Questa sciagurata condizione di cose, creata in gran parte dalle classi dirigenti e che condusse alla esplosione tumultuaria e sanguinosa dei Fasci, poteva restituire la fede nella giustizia? Poteva distrurre lo spirito della mafia?
      Non lo poteva. Solo l'azione dello Stato avrebbe dovuto e potuto paralizzare l'azione delle classi dirigenti, restaurando l'ordine morale coi mezzi economici e giuridici, politici e amministrativi di cui dispone.
      Ciò che ha fatto lo Stato contro le cause generatrici della mafia lasciamolo dire ai fatti.
      Parli la storia contemporanea.
     
      VI
     
      Filippo Cordova, mente eletta ed oratore eloquentissimo, ministro della monarchia Sabauda e dell'Italia, alla cui unione aveva efficacemente cooperato, poco dopo la rivoluzione del 1860, precisamente il 9 dicembre 1863 cosí riassumeva il compito del nuovo ordine di cose in Sicilia:
      «Io credo che un governo, allorquando riceve un paese non dalla conquista, ma dalle mani della rivoluzione debba domandare a se stesso per quali bisogni questa rivoluzione si è fatta, che cosa voleva il popolo che si è sollevato e pensare in tutti i modi a soddisfare questi bisogni. Questo era il solo modo di ristabilire l'ordine, il solo modo di contentare completamente le popolazioni. L'azione di un governo può essere promotrice della prosperità futura dei popoli e riparatrice degli abusi che si sono introdotti per il passato; e considero azione riparatrice quella che consiste nel rimuovere i tristi effetti delle passate legislazioni, dei monopoli, dei privilegi, nel distruggere gli abusi, che ancora possono esistervi».


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La Sicilia dai Borboni ai Sabaudi
(1860-1900)
di Napoleone Colajanni
pagine 91

   





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