Questi primi atti cagionarono una tremenda disillusione politica.
La Sicilia da secoli non era stata sottoposta alla coscrizione militare obbligatoria; e l'odiava. Quando fu fatta la prima leva sotto i Sabaudi, perciò, molti coscritti non risposero all'appello. Il governo con ferocia senza pari dà loro la caccia come a belve e ad incivilire i barbari manda ufficiali che assassinano i cittadini soffocandoli col fumo, come i francesi avevano incivilito i barbari della Kabilia, e rimettono in onore la tortura per fare parlare i sordo-muti, assaltano di notte le città a suono di tromba, le cingono di assedio e le privano dell'acqua! C'era un uomo adorato nelle campagne e nella città di Palermo, che aveva qualche cosa del mafioso, ma che era nobile e generoso e si era battuto sempre eroicamente per la libertà ed era diletto da Garibaldi; quell'uomo il generale Corrao, giurò che non avrebbe lasciato rimettere lo stato di assedio in Sicilia, che non aveva fatto diverse rivoluzioni – diceva lui – per cambiare di tirannide. Corrao venne misteriosamente assassinato e per provare che cominciava sul serio il regno della giustizia non venne nemmeno istruito un processo. Il popolo si convinse forse a torto, che lo aveva fatto assassinare il governo!
Tali voci, che dovevano esautorare qualunque governo, erano accreditate tra le classi civili e tra coloro che nutrivano sentimenti patriottici ed unitari dal contegno dei piú alti rappresentanti dello stesso governo italiano.
I fatti che si possono raccogliere nella cronaca dei giornali dell'epoca sono innumerevoli; quì voglio ricordarne solamente due.
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