Il Giudice dimostrava come non avesse alcuna ragione di ostacolare queste relazioni delle quali potevano essere arbitri solo i genitori della giovane. Ciò inteso, il colonnello si partiva per Favarotta ove, fatta scarcerare la Grazia, madre della ragazza e fattala venire alla di lui presenza, la spingeva a cooperare per dare una riparazione al generale Serpi, cui si era fatta una burla assentendo ad un matrimonio che non aveva ancora avuto effetto; e poiché la povera donna diceva di non avervi avuto alcuna influenza, né di potervela avere, egli chiese del di lei marito al quale, perché lontano dal Comune, mandò un salvacondotto.
«E Vito Bommarito venne per tal modo alla presenza del Colonnello ove ebbe a sentire il seguente discorso il quale, ripetiamo, è incredibile: ma tanto vero da poterlo provare con testimoni: "Io son qui venuto, ci diceva, espressamente per fare effettuare il matrimonio di vostra figlia con Pietro Palazzolo, ed ho disposizioni tremende per raggiungere lo scopo"; ma poiché il padre ebbe risposto che nulla avea potuto sin allora per indurvi la figlia, che essa era in monastero a Palermo e che sarebbe stato lieto se qualcuno avesse potuto persuaderla, riunì subito una commissione composta del Giudice supplente, del Notaro Giovan Battista Cataldi, del Cancelliere Gaspare Madonia, di Ciro Bommarito, zio della ragazza ed Angela Brandaleone nonna della stessa, la quale fu spedita in Palermo con mandato espresso in queste parole: "Andate a persuadere la giovane, e badate di tornare al piú presto possibile con la di lei adesione; se no ho tante manette da ammanettare tre famiglie".
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