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      Allora si esclamava: ma come volete che manteniamo la pubblica sicurezza se l'autorità giudiziaria libera tutti quelli, che arrestiamo!
      «Un uomo, del quale non dirò il nome, ma che è ben noto all'on. Rasponi, un brigadiere delle guardie campestri, si è arricchito accampandosi in altre campagne, mettendo imposte fondiarie, imposte di ricchezza mobile, di dazio consumo. I proprietarii dovevano pagare sul ricolto del vino ed altri, come prezzo del rimanere tranquilli e non patire ricatto!
      «Un delegato di sicurezza pubblica accampato in un mandamento v'impianta la mafia, si unisce e si lega in relazioni amichevoli con noti ladri e tutti ritengono che li mandi a rubare per suo conto.
      «Un delegato resosi impossibile per fatti di tale genere in un mandamento venne destinato altrove e l'autorità giudiziaria, che inquiriva in un suo rapporto assicura, ed è pur troppo vero, che quando questo delegato ebbe date tali prove della sua condotta, si promosse capo del circondario e si fa comandante provvisorio dei militi a cavallo. Ed allora che cosa fa? Sceglie quattro individui della sua comitiva, leva i cavalli agli altri. Fra questi quattro ce n'era uno o due... uno me lo ricordo certamente, condannato nientemeno che alla reclusione perpetua ossia ergastolo, sotto il governo passato, per furto accompagnato da omicidio, il quale fu fatto sotto comandante o brigadiere dei militi a cavallo. Cosí costituiti formarono una specie di associazione, mantennero rigorosamente l'ordine e preservarono dai piccoli furti il proprio circondario del quale erano responsabili, ma si unirono con una quindicina di ladri di seconda mano a rubare cavalli e buoi in tutti i circondari vicini.


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La Sicilia dai Borboni ai Sabaudi
(1860-1900)
di Napoleone Colajanni
pagine 91

   





Rasponi