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      Si aggiunga che il carattere dei Siciliani a causa delle frequenti rivoluzioni e conquiste che li fecero passare da un dominio all'altro non potè essere formato e consolidato per mezzo dell'ereditismo; donde una certa inconsistenza e mutabilità; come osservò il prof. Arcoleo nella conferenza sulla Civilità in Sicilia; in fondo nel carattere rimase sempre il servilismo come nota principale.
      Ciò nonostante per molti anni – dal 1860 al 1876 – in Sicilia e nel Mezzogiorno la vita politica nel rapporto elettorale si svolse abbastanza normalmente e con un indirizzo che sembra in contraddizione con l'osservazione bio-psicologica precedente.
      Siciliani e meridionali, invero, anzichè mostrarsi servili dettero prova di fierezza e di indipendenza, eleggendo a deputati in grande maggioranza gli uomini di opposizione della Sinistra piú o meno democratica.
      Il fenomeno, in apparenza strano, fu dovuto all'ascendente incontrastato che gli uomini di Sinistra esercitavano sulle masse, che in un primo slancio avevano sentito il bisogno di libertà e che nei primi tempi di entusiasmo parteciparono – come è avvenuto dappertutto e sempre – alla vita pubblica con molto disinteresse e con nobiltà di intendimenti. Gli uomini di Sinistra esercitavano sulle masse un preponderante ascendente per diversi motivi: il loro programma era quello di Giuseppe Garibaldi, il liberatore della Sicilia e del Mezzogiorno, l'uomo leggendario dal fascino irresistibile; essi erano circondati dall'aureola del martirio e del patriottismo per le condanne e per le persecuzioni subite sotto il governo dei Borboni; molti di essi nel lungo esilio passato in Toscana, in Piemonte o in Inghilterra avevano acquistato una certa coltura ed una educazione politica, che mancava ai loro concittadini; essi, infine, dalle circostanze della loro vita erano stati fatti audaci, attivi, intraprendenti.


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La Sicilia dai Borboni ai Sabaudi
(1860-1900)
di Napoleone Colajanni
pagine 91

   





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