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      Non poteva pagarli, che a spese della cosa pubblica, a spese soprattutto della giustizia e della legalità. I favori e le ricompense perciò piovvero sugli amici, sui clienti, sui creditori, sotto forma d'impieghi, di concessioni di ogni genere, di onorificenze cavalleresche; agli amici che chiedevano nulla si seppe e si volle negare e quando non bastarono i favori per contentarli non si risparmiarono le prepotenze e le iniquità a danno del pubblico o a danno dei privati.
      La Sinistra ch'era pervenuta al potere con una specie di cospirazione di alcova, condotta abilmente dall'ex repubblicano Nicotera, e colla defezione di un grosso nucleo della Destra, sentiva di non essere parlamentarmente salda al potere; perciò si affrettò a sciogliere la Camera e ad indire subito le nuove elezioni. Queste furono fatte senza l'ombra dello scrupolo dal ministro dello Interno Nicotera.
      Aveva un obiettivo: creare una vera maggioranza di Sinistra e non potè e non volle discutere sui mezzi per raggiungerlo. La Sicilia e il Mezzogiorno gli diedero tale schiacciante maggioranza, tutta a scapito, delle qualità morali ed intellettuali degli eletti. Infatti mentre la generazione per cosí dire eroica, che aveva fatto l'Unità d'Italia, in sedici anni aveva visto diradare le proprie fila col lavorio inesorabile della morte, i nuovi venuti per rimpiazzare le perdite, non avevano avuto tempo e modo di formare la propria educazione politica, morale e intellettuale; e il governo accettò i candidati alla cieca senza esaminarne i precedenti, le condizioni, la sincerità della professione di fede.


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La Sicilia dai Borboni ai Sabaudi
(1860-1900)
di Napoleone Colajanni
pagine 91

   





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