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      Ogni canaglia, ogni imbecille, ogni ambizioso che aveva un certo seguito, che aveva quattrini, che aveva una qualsiasi base, come dicevasi in gergo elettorale, presentavasi come candidato di sinistra e con questa marca di bollo, che nascondeva qualunque contrabbando – specialmente quello della disonestà, della ignoranza e della infedeltà politica – chiedeva ed otteneva subito l'appoggio incondizionato del governo.
      Dopo Nicotera fece le elezioni e fu capo del governo per lunghi anni il Depretis, il grande corruttore, colui che fece il Trasformismo e fu chiamato Walpole d'Italia. Cosí avvenne che molti collegi del mezzogiorno, che avevano eletto Mario, Guerrazzi, De Boni, Amari, Ferrara, Settembrini, D'Ayala, Mancini e tante altre illustrazioni della scienza, del patriottismo, del carattere vennero rappresentati da individui che a dir poco ne furono la negazione e tra i quali brillano anche gli accusati di assassinio per mandato!
      In conseguenza dei criteri di governo – non nuovi del tutto perché anche la Destra li aveva seguiti, benché in misure piú modeste – della generazione della rappresentanza politica e dello asservimento – quasi direi piú esattamente; dell'addomesticamento – delle masse lo spirito generatore della mafia in Sicilia e della camorra in Napoli subí una specie di attenuazione, ma si generalizzò maggiormente e divenne un male, la cui cura ha bisogno di provvedimenti piú complessi e di maggiori insistenze, perché a tutte le condizioni anteriori generatrici dello spirito della mafia si aggiunsero le ragioni politiche ed elettorali.


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La Sicilia dai Borboni ai Sabaudi
(1860-1900)
di Napoleone Colajanni
pagine 91

   





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