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      Non si capisce nemmeno che possa presentarsi un candidato di opposizione al governo del tempo.
      Gli scioglimenti dei Consigli comunali avvengono per futili pretesti che si vanno a cercare colla lanterna di Diogene nelle amministrazioni, che non sono, del resto, un modello di correttezza. Altri municipi che sono fuori la legge e la cui amministrazione nasconde molte brutture e qualche reato, non vengono mai molestati; questi municipi si assicurano l'impunità rimanendo sempre ciecamente ubbidienti al prefetto spiegando la loro opera sempre in favore del candidato governativo.
      Cosí ce n'è uno che da circa venticinque anni è in mano di una famiglia feudale che la pubblica finanza fa anche servire al mantenimento dei propri bastardi e che ha trasformata l'amministrazione comunale in una lurida camorra e che rimane indisturbato solo perché eseguisce scrupolosamente gli ordini elettorali del prefetto. Ad un sindaco in altra recente elezione il prefetto minacciò lo scioglimento del consiglio e relativi processi verbali se non smetteva di combattere il candidato governativo. E fu immediatamente ubbidito.
      Questa scandalosa, mafiosa ingerenza del governo nelle amministrazioni comunali fu denunziata piú volte alla Camera.
      Un deputato ministeriale, relatore del bilancio dell'interno, l'on. ex ministro Chimirri tentò negarla ed attenuarla; ma la parola sdegnosa dell'ex ministro Branca lo ridusse al silenzio e dichiarò solennemente avere tutta l'esplicita confessione di un prefetto su tale tirannia esercitata a scopo elettorale sui municipi.


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La Sicilia dai Borboni ai Sabaudi
(1860-1900)
di Napoleone Colajanni
pagine 91

   





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