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      Il processo Notabartolo ha insegnato quali arnesi ci siano nella polizia ordinaria e dai discorsi dell'on. Tajani sappiamo quali sono le tradizioni della medesima. Non è migliorata affatto dai tempi della prefettura del generale Medici. Essa è una vera cloaca. Ad essa nel continente sono imputabili l'assassinio Frezzi, l'assassinio Forno, la tortura crudele di Acciarito e cento altri nefandi reati. La violenza è stata la sua arma prediletta; ed a fine di bene, ma certamente con risultati disastrosi, l'adoperò il ministro Nicotera che si vantò in Parlamento di essersi servito dei poteri eccezionali in Sicilia sorpassando sugli scrupoli della Destra, che li domandò per legge (Discorso nella Camera dei Deputati del 29 novembre 1876). Il suo esempio venne continuato; e questa polizia, che in Palermo risultò complice del grande furto del Monte di Pietà e in altri scandalosi processi relativi alla vita dei lupanari, non seppe trovare altro mezzo per combattere la mafia se non quello di ricorrere ai mezzi mafiosi. Cosí pochi anni or sono una pattuglia di carabinieri ordinata e comandata da un delegato di Pubblica sicurezza assassinò un cittadino in provincia di Girgenti credendo di sbarazzarsi del temuto brigante Varsalona. La magistratura compiacente non trovò alcun colpevole dell'assassinio con grave scandalo del Proc. generale comm. Cosenza. I fatti analoghi ed altrettanto gravi sono numerosissimi; ma chiuderò questa dolorosa storia con questo episodio. Nel circondario di Termini alcuni anni or sono c'era un brigante sul quale stava una taglia di alcune migliaia di lire.


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La Sicilia dai Borboni ai Sabaudi
(1860-1900)
di Napoleone Colajanni
pagine 91

   





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