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Traiano poi li superò e vinse e rebuttolli di lá dal Danubio ne le provincie prima da loro occupate; né stando mai quieti con li imperatori che a Traiano successeno, al tempo che Filippo imperava, ripassorno di qua dal Danubio piú che trecento mila di loro, et essendoli mandato Decio a l'incontro da Filippo, dopo molte e varie battaglie Decio li lasciò piú presto vincitori che vinti. Essendo poi lacerato lo imperio di Roma da quelli trenta tiranni, che in vari lochi si usurporno li eserciti e il nome de l'imperio in modo che non si potea chiamar piú monarchia, si fecero innanzi, e oltra la Pannonia andando piú verso levante, preseno la Mesia e parte de la Tracia, oggi detta parte Rascia e Bulgaria e Romania, e passorono in Asia dominando per tutto dove andavano. E in questa prosperitá stettero fin che Claudio II fortissimo imperatore, andatoli incontro, li ruppe per terra e per acqua e in piú volte vincendoli, al numero di trecento mila ne occise e prese; quella parte di loro che di lá dal Danubio ne la Sarmazia provincia romana era rimasta, Constantino Magno la debellò, e in fine poi con essi fece pace, lasciandoli quella provincia per loro abitazione, e da quel tempo in poi sempre quasi con i romani ebbeno piú presto amicizia e pace che guerra, e con loro militorno. Et essendo stati circa settanta anni in Sarmazia, li unni, terribile nazione di Scizia, sopravenendoli addosso li vinseno e li tolseno la provincia al tempo di Valente imperatore: il quale, per paura che li unni non passassino contra di lui di qua dal Danubio ne le provincie de l'imperio, per valersi del presidio dei goti li ricettò ne la Mesia e ne la Tracia, e feceli fare cristiani, benché secondo la setta de li eretici ariani, la quale esso Valente ancor tenea, e condusseli al suo stipendio.
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