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'compendio-de-le-istorie-del-regno-di-napoli-di-pandolfo-collenuccio-pagt'
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Era di lá dal pertuso ne la cittá un monticello alquanto elevato, difficile ad esser montato da uomini armati, e bisognava ascenderlo a chi volea entrare ne la terra ovvero voltarsi per montare sopra le mura. Il perché stando in pensiero di quello si aveva a fare, uno de li uomini d'arme passati si disarmò e al meglio che possette attaccandosi salí la sommitá del monticello. Et entrato in una casetta di una vecchiarella, impostoli silenzio con minacciarla di morte, ebbe da lei tanto pezzo di corda, che calatola al basso a li compagni e in cima legatola bene ad uno olivastro, tutti con quella aiutandosi in cima salirno e di lí poi sopra le mura: ove fatto il segno secondo l'ordine dato e accostate le scale, buona parte de li uomini d'arme sopra le mura montorono. Quelli che per lo acquedotto erano entrati, andando a la porta piú prossima e morti li guardiani di essa, per forza l'aperseno: per la quale tre ore 'nanzi il giorno Belisario con tutto il resto de lo esercito entrò. Cosí fu presa Napoli e prima occupata che li goti o cittadini che da l'altra banda erano intenti per la battaglia futura, sapessino piú in qual loco l'impeto dei greci fusse fatto. Li quali avendo cominciato a saccheggiare la terra e pigliare le femine con intenzione di abbruciare e ammazzare quanti trovavano, Belisario su'l levare del sole tutti insieme li fece convocare e con l'autoritá e con accomodate parole mitigò il loro furore, promettendoli solamente in preda la robba con salvamento de le persone, e maschi e femine, de la terra e ancora de' goti: li quali non altramente che se propri suoi soldati fussino, onorò. Poi verso Roma prese il cammino, e quello facesse poi fuora del regno di Napoli da molti scrittori e massimamente da Procopio ne le sue Istorie diffusamente si narra.
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