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Avendo di sopra fatto menzione di Belisario e di Narse, giusta cosa mi pare che in memoria di due uomini di tanta virtú non sia da tacere quello che per diversi scritti a nostra notizia è pervenuto de la loro eccellenza, per non essere ingrati a quelli che la posteritá di gloriosi esempli hanno illustrata. Oltra che a me che queste cose scrivo, forse piú che ad alcun altro a questi tempi, convenga per speciale obbligazione le laudi di Belisario commemorare, avendo lui ne la seconda sua italica spedizione riedificato contra l'impeto di Totila la cittá di Pesaro mia patria per prima distrutta, e munitola di doppie fosse e di fortissimi terraghi, i quali ancora si vedono; in modo che avendo Totila tutte le terre circostanti occupate, solo Pesaro, vedendolo sí ben munito, non lo volse tentare.
Belisario adunque constantinopolitano, creato patrizio da Iustiniano primo, fu di persona e di aspetto formoso, virile e magnanimo et egualmente d'ingegno e di forze dotato, fedelissimo al suo signore, e di somma religione cristiano, scientissimo de l'arte bellica e osservantissimo de la disciplina militare sopra tutti li capitani di quelli tempi; umano e facile in conversazione e parlare verso di ogni sorte di persone e maravigliosamente liberale; in tanto amico de la modestia de' suoi militi e de li uomini rurali per poter sempre avere abbondante il suo esercito, che dove conducea li suoi soldati, non che maggior danno facessino, ma né anche li frutti che da li arbori pendevano ardivano cogliere.
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