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      Ma Giovanni X allora pontefice, con l'aiuto di uno Alberico marchese in Toscana, stimato da alcuno suo fratello, e di uno grande esercito fatto dal popolo di Roma, li cacciò de li confini romani, e seguitandoli insino al Garigliano fece una gran battaglia con loro e vinseli in modo, che li saracini lasciando le altre cose, si ridusseno al monte Gargano (ora Sant'Angelo) e sopra il monte e a la radice di esso si fortificorno e tennerlo molt'anni e da esso fatigorno spesso e molestorno Italia, rubando sempre e discorrendo tutto quello che è dal Tevere a la Pescara per traverso insino a la punta di Otranto e di Calabria, e da la parte di sopra assediorno Benevento e lo miseno a sacco e poi lo bruciorno; e deliberando venire a Roma, Giovanni X predetto adunate tumultuariamente alcune genti, con l'aiuto di un certo conte chiamato Guido, li ritenne indietro: e a tanta viltá e miseria erano allora ridotte le cittá del regno di Napoli, che subito che li saracini li promettevano non ammazzarli tutti né ruinarli le case, ignominiosamente se li davano.
      Non voglio omettere al presente una osservazione istorica, la quale ancora da molte parti di questo nostro compendio si può ritrarre, acciò che si intenda non esser mai stata calamitosissima Italia, se non quando per sua mala sorte le nazioni barbare vi sono state chiamate e introdotte: notabile esempio e terribile per quelli che a li dí nostri con suo pericolo ce li hanno fatti venire. Dico adunque che in questo medesimo tempo ancora Alberico marchese predetto, cacciato da Roma per invidia e per ingratitudine di quel popolo, si fortificò ne la cittá di Orta e chiamò li ungari in Italia, che venissino a far vendetta de' romani, con patti che non toccassino la Toscana.


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Compendio de le istorie del Regno di Napoli
di Pandolfo Collenuccio
pagine 444

   





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