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Passati adunque in Sicilia questi quattro capitani, e infine vinti e cacciati e debellati i saracini, la preda egualmente fu divisa; ma le terre de l'isola Malocco le consegnò a li prefetti e magistrati, i quali dal suo imperatore innanzi la guerra li erano stati mandati. Guglielmo indignato per questa inosservanza de' patti, e dissimulando lo sdegno, partito da li due principi suoi collegati, i quali a Salerno e Capua tornorno, voltò la sua armata intorno a la Magna Grecia e a la Calabria e se ne venne in Puglia occupando molti lochi d'essa. Et entrato in Melfi, il qual giá per loco forte era stato eletto da' normanni e fortificato per ridotto di lor robe e famiglie pensando di guerra, apparecchiò tutte le cose necessarie a la difesa. Il che sentendo Malocco, partito subito di Sicilia, senza fermarsi punto, pose il campo a le porte di Melfi; ma Guglielmo peritissimo capitano, prima che li greci stanchi dal viaggio si componessino a l'assedio, uscí fuora con grande impeto e assaltato e rotto Malocco, e morto tutto il meglio del suo esercito, lo cacciò de la maggior parte di Puglia, e possedettela chiamandosi lui conte di Puglia.
Morto poco poi Guglielmo Ferrebac, Drogone suo fratello ottenne la signoria di Puglia; il perché un altro catipano mandato da l'imperatore (ché cosí era il nome del magistrato imperiale in Italia) al primo assalto ruppe Drogone e cacciollo de la maggior parte di quel che in Puglia possedeva. Era chiamato questo catipano Melo; ma Drogone, uomo di gran virtú, riparato subito l'esercito, ad un'altra battaglia ruppe Melo e cacciollo di Puglia.
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