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Ridotte le cose in questa forma, volendo Roberto come prudentissimo fortificare il suo stato di ottimi titoli et amicizie, mandò ambasciatori a Nicolò II pontefice romano, pregando che come buon pastore e padre si degnasse andare a lui per componere le cose di Puglia e di Calabria. Il pontefice che per la superbia e perfidia de li baroni romani, i quali allora si chiamavano capitanei, mai né dí né notte avea quiete, insieme con li oratori di Roberto partito da Roma ne l'anno 1060, con esso venne a parlamento in un loco tra Amiterno e Furcone in Abruzzo, chiamato l'Aquisa, ove fu poi da Federico II imperatore edificata l'Aquila, come piú innanzi diremo; e in modo si composeno, che lui si fece uomo ligio e vassallo de la Chiesa romana e restituí tutto quel tenea de la Chiesa, e specialmente Troia e Benevento, e promise ad ogni bisogno d'essa mandarli tutti li sussidi necessari, ancor con tutte le sue genti; e da l'altra parte il pontefice assolvette Roberto da ogni escomunicazione ne la quale fusse incorso e lo fece e creò duca di Calabria e di Puglia, investendolo del ducato col stendardo de la Chiesa. Fatti occultamente (per rispetto dei capitanei) li capitoli, il pontefice tornò a Roma e comandò a Roberto che desse il guasto e domasse li capitanei di Roma; e cosí fu fatto, perché non restorno li normanni di combatterli, che prenestini e tusculani e numentani, e poi, di lá dal Tevere, Gallese e le terre del conte Gerardo insino a Sutri a la vera obedienza del pontefice ridusseno.
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