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Questo anno medesimo 1080 Michele cognominato Diocrisio, imperatore constantinopolitano, insieme con tre figliuoli Michele, Andronico e Constantino fu cacciato de l'imperio da Niceforo cognominato Bucamero. Onde presa la occasione da le turbazioni che erano ne l'imperio, Roberto cacciò li Greci da Spinacorba e da Otranto e da Taranto e racquistò quelle terre le quali ultime erano rimaste de' greci, et essendo a campo a Taranto, il Diocrisio venne sconosciuto a parlare a Roberto e dimandarli aiuto. Roberto volontieri l'ascoltò e confortollo ad andare al pontefice, sperando ancor per questo mezzo potersi reconciliare con esso; cosí li venne fatto, perché ancora il pontefice detta reconciliazione desiderava: onde per poter parlare con Roberto lo fece venire a Ceperano, ove finalmente Roberto si fece di nuovo vassallo ligio del pontefice e de la Chiesa romana, e restituí tutto quello teneva ne la Marca d'Ancona e fu assoluto da l'escomunicazione. E fu conclusa la restituzione del Diocrisio a l'imperio, la quale impresa acciò che con piú autoritá e reputazione si potesse fare, donò il pontefice a Roberto il confalone di San Piero e Niceforo escomunicò.
Partito da Ceperano dappo' questa conclusione, Roberto subito andò a Otranto, ove fatto locotenente de le cose d'Italia Roggero suo minore figliuolo e Boemondo maggiore di etá creato capitano de l'armata, lui montò sopra la nave pretoria insieme con Michele Diocrisio e fu il primo a far vela. E prese porto a la Valona ne li liti di Macedonia; poi partiti di lí si accamporno a Durazzo, per mare e per terra stringendolo.
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