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Li romani li serrorno la porta, onde da li amici del papa introdotto per porta Flaminia (ora detta del Popolo) bruciò tutto Campo Marzio; poi dappo' molte battaglie fatte in diversi lochi di Roma, espugnando per forza il Capitolio ove li romani si erano ridotti e fortificati, li costrinse a darsi a discrezione. Il che fatto, lui con tutto l'esercito armato e trionfale andò al Castello sant'Angelo e fatto buttare a terra tutti li ripari e bastie li avevano fatto intorno i romani per assediare il pontefice, ne cavò fuora Gregorio e accompagnollo al Laterano e ne la sua pontifical sedia lo ripose; ma dubitando che dopo la sua partita i romani perfidamente non rompessino la pace, seco a Salerno ne menò Gregorio.
Tornato nel regno Roberto e avendo giá conceputo ne l'animo di farsi imperatore di Constantinopoli, continuando la vittoria di Dalmazia e vedendo che Boemondo suo figliuolo era assai potente per terra, fece una grande e gagliarda armata; il che intendendo sin dal principio di essa, Alessio pregò i veneziani lo soccorressino e in quel mezzo ancor lui mise in punto un'altra armata da congiungerla con essi. I veneziani dubitando che la grandezza di Roberto a qualche tempo non fusse dannosa a la lor libertá, feceno una grossissima armata e fattone capitano Domenico Silvio la mandorno a l'isola di Corcira (oggi detta Corfú) a congiungersi con quella de' greci. Appena s'erano messe insieme le due armate, quando inteseno Roberto avere giá fatto vela per passare in Macedonia e Dalmazia.
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