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'compendio-de-le-istorie-del-regno-di-napoli-di-pandolfo-collenuccio-pagt'
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Era Boemondo d'animo molto generoso et alto, onde tirato da onestissima emulazione di gloria di tanti cavalieri e baroni che a sí nobile impresa andavano, pensando quanto merito ne aspettavano, entrò in grandissimo desiderio di passare ancor lui a sí laudabil'opera; il perché avendo parlato con li predetti signori e ancora da loro piú confortato, prima rassegnò Melfi a Roggero suo fratello e diedeli licenza che di Puglia si togliesse e disponesse tutto quello li piaceva, poi prese il segno de la croce rossa secondo l'ordine dato da Urbano e che li altri portavano; e fattosi portare da la sua salvaroba due gran mantelli di porpora, tanto minutamente li fece tagliare, che di essi dodici mila uomini che con lui andar doveano feceno le croci con le quali si segnavano. E Roggero diede licenza a tutti quelli che con Boemondo volevano andare, che liberamente a loro piacere n'andassino. In questo modo finí la guerra de li due fratelli, e Boemondo con Tancredo suo nipote, figliuolo di esso Roggero, che a quella impresa tutto acceso di gloria seguitar lo volse, e con li altri suoi cavalieri in Grecia passorno, e Roggero totalmente duca di Puglia e di Calabria rimase.
Boemondo per Bulgaria e per Tracia nel suo passare, et in Asia e in Soria nel tempo della guerra ierosolimitana fece di sé prove maravigliose e stupende, degne di qualunque grandissimo capitano del qual si scriva; le quali chi vuol sapere legga Roberto monaco e Guglielmo Gallico, i quali tutti li progressi di quella impresa ordinatamente descrivono; e per la sua virtú fu fatto principe di Antiochia.
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