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Finalmente infermato in Messina ne l'anno 1197 in presenza di Constanza sua donna morí e fu da lei onoratamente seppellito in Palermo: e fu qualche fama e suspizione che da Constanza fusse attossicato per aver cosí mal trattato Guglielmo VI suo nepote e li altri suoi parenti i quali avea prigioni, benché di tale infamia anche li scrittori alemanni ne escusino Constanza. Cosí in fine morí Enrico, avendo sette anni, dappo' il padre imperato et essendo stato circa quattro in pacifica possessione del regno di Napoli e di Sicilia, lasciando per testamento il regno a Federico pupillo suo figliuolo e Filippo suo fratello tutore, raccomandando molto al pontefice detto suo figliuolo con la Constanza sua madre e Filippo suo zio e tutti li altri suoi baroni e capitani predetti.
Fu Enrico tenuto prudente di ingegno e molto eloquente, di mediocre statura, ma assai decoro di aspetto, debile e tenue di corpo, ma di animo molto aspro e veemente, e però a li inimici suoi sempre fu terribile: fu dedito estremamente a l'esercizio de la caccia e de l'uccellare con falconi e uccelli di rapina, il qual modo di uccellare è fama che Federico suo padre fusse il primo autore che in Italia lo portasse.
Morto Enrico VI, successe a lui nel regno di Napoli e di Sicilia Federico suo figliuolo predetto, cognominato secondo di questo nome, sotto la cura e governo di Constanza sua madre: la quale andata a Palermo, poi che ebbe finite le esequie del marito, mandò a tôrre detto Federico, il quale appresso la duchessa di Spoleto faceva nutricare, e fattolo venire a Palermo, fanciullo non ancor di tre anni, lo fece coronare re de l'una e l'altra Sicilia e con lui e in nome di esso cominciò il regno a governare.
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