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'compendio-de-le-istorie-del-regno-di-napoli-di-pandolfo-collenuccio-pagt'
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Diepoldo non si sentendo forte a la campagna contra Gualtiero, fornite alcune sue terre al meglio possette, si ridusse ne castello di Sarno e lí si fece forte, avendo con sé il conte Gotfredo, fratello di sua madre, di chi molto si fidava.
Gualtiero, inteso che Diepoldo s'era fortificato in Sarno, li andò con l'esercito e strettamente lo assediò standoli intorno piú tempo; per la qual cosa vedendo Diepoldo esser mal condotto e la potenza di Gualtiero ogni ora aumentarsi, deliberò, come uomo disperato, provar sua ventura. Il perché saltato fuora del castello a l'improvviso una mattina in su l'aurora con cento cavalli e altri tanti a piedi, con grande impeto assaltò il campo de li inimici, e inviatosi al pavaglione di Gualtiero, lo trovò che ancora in letto giaceva nudo, onde levatosi al rumore Gualtiero, volendosi armare e giá posto le braccia ne le maniche de la panziera per vestirsela e ridottosela in capo, li fu tagliato le corde del pavaglione, che li cadde addosso: onde inviluppato da la panziera non ancor vestita, e da la caduta del pavaglione, ferito di piú colpi, rimase prigione. L'esercito suo, che morto lo stimavano, si mise in fuga, il perché a suo bell'agio Diepoldo scoperto il pavaglione, con alcuni altri presi lo condusse in Sarno e con buona guardia in una camera lo pose, dandoli in compagnia un suo cameriere che con lui era stato preso, chiamato Ranaldo da Lesena: poi fatto venire medici da Salerno, comandò che con ogni diligenza fusse curato.
Standosi Gualtiero in questa forma in prigione, andò un giorno Diepoldo a visitarlo e dappoi diversi ragionamenti li disse di volerlo cavare di prigione e oltra questo restituirli il regno, ma voleva che lui li confermasse li stati che 'l teneva e che gliene faria omaggio e saria suo feudatario.
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