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Da Pavia sino a Trento fu da pavesi e cremonesi fedelmente accompagnato, donde poi per monti e vie difficili e aspre, per essere occupato il paese da inimici, passò in Alemagna sopra il Reno racquistando tutte le terre de l'imperio; e col favore ancora di Filippo re di Francia vinse e debellò Ottone, in modo stringendolo che li fu forza ridursi in Sassonia sua patria, ove senza gloria morí.
Composte le cose di Alemagna, tornò in Italia Federico e da Onorio III allora pontefice con incredibile pompa, plauso e favore fu coronato imperatore il dí di santa Cecilia ne l'anno 1220: per la quale coronazione fece molti eccellenti doni, e tra li altri donò Fundi col suo contado, che per ragion propria e in perpetuo avesse ad essere de la Chiesa, e confermò la promissione, la quale aveva fatta in Aquisgrana a l'altra sua coronazione, de l'andare al soccorso di Terra Santa. Poi mandò in Alemagna Enrico suo primogenito, il qual fece coronare re d'Alemagna in Aquisgrana essendo ancora di etá di otto anni: al quale poi circa tre anni fece dare per donna Agnese figliuola di Leopoldo duca d'Austria. Fatte queste cose entrò nel reame di Napoli, e perché li conti Riccardo e Tomaso di Anagnia, fratelli giá di Innocenzo III, che tenevano alcune terre nel regno, erano stati seguaci di Ottone e occultamente con lui avevano macchinato di tôrli il reame etiam contra la mente e forse saputa di Innocenzo, deliberò castigarli: onde subito prese Sora e la Rocca d'Arce cacciandone il conte Riccardo, il quale lungamente tenne in ferri a Capua, poi lo mandò in Sicilia.
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