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E per amicizia e grazia di Salinguerra, uomo potentissimo in quella terra, ebbe Ferrara a sua devozione e molto si valse di essa, imperocché per Ferrara passorno tutti li eserciti i quali a l'eccidio de' milanesi lui fece venire di Sicilia, del reame e di Romagna; e ancora dappoi la espulsione e morte di Salinguerra, molto adoperò quelli ferraresi (che fu buon numero) i quali come amici e seguaci di Salinguerra furono espulsi con lui e al Finale e a Modena e a Ravenna si ridusseno e sempre al stipendio di Federico militorno, i quali ne le sue epistole molto sempre commenda.
Nel mese di novembre poi, l'anno 1237, Federico diede quella gran rotta a' milanesi in un loco chiamato la Cortenova, ove essendo adunati li milanesi con tutti li suoi seguaci lombardi, come bresciani, piacentini e altri, e il legato apostolico, fece un grandissimo fatto d'arme, nel quale con la persona propria fece gran prove e ruppe la lega lombarda e prese il carroccio de' milanesi e con esso il podestá di Milano che era capitano di quella impresa, il quale si chiamava Piero Tiepolo patrizio, veneziano figliuolo di Iacopo Tiepolo allora duce di Venezia, e mandollo in prigione in Puglia. E avuto grandissima vittoria, entrò in Cremona in specie di trionfante, menando con sé il carroccio, sopra il quale era legato il podestá per un braccio alto ad un legno e con il laccio al collo, e le bandiere lombarde prese roversate, con li prigioni che seguitavano: et era il carroccio menato da uno elefante, sopra il castello del quale aptamente fatto di legname stavano li trombetti con le bandiere imperiali levate, che in segno di vittoria precedevano, e Federico con l'esercito seguitava.
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