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Poi passň in Puglia, e fermatosi a Foggia e lí adunata grandissima somma di denari di tutto il regno di Sicilia e di Italia, venne a Luceria, di donde mandň a mettere a sacco e bruciare e buttare le mura a terra di Benevento, di Monte Cassino e di Sora, che li erano state contrarie; e nel medesimo tempo, essendo sparsi per le montagne de l'Abruzzo tra Amiterno e Furcone, terre antiche disfatte, li popoli di esse, comandň che raccolti tutti insieme edificassino una terra in un loco opportuno a le difensioni del regno da quella banda, chiamato Aquisa, e mutandoli il nome volse che per onore de l'imperio fusse chiamato Aquila, sí come lui ne le sue epistole apertamente comanda. Cosí fu edificata l'Aquila, la quale in poco tempo fece grandissimo augumento e oggi č reputata potentissima terra nel regno. Fatto questo, venne a Capua Federico e di lí partendosi passň ne la Marca d'Ancona e saccheggiň Ascoli e per la via diritta se ne venne a Ravenna con intenzione di subiugare tutta la Romagna; e al fine d'agosto l'anno 1240 con grossissimo esercito pose campo a Faenza, la quale in quel tempo era grossa cittá di giro di cinque miglia e molto potente in Romagna e ben difesa, essendone podestá un Michele Morosino patrizio veneziano. Durň l'assedio con somma ostinazione sette mesi, tutto l'inverno, che furono acque e nevi eccessive, ma li fece intorno case e alloggiamenti e ponti, tanto che l'esercito come in un'altra cittá posava a coperto; e infine l'ebbe per accordo.
Ma una cosa degna di memoria fece in questo assedio Federico, riferita dal beato Antonino arcivescovo fiorentino ne le sue Croniche, la quale non mi pare sia da pretermettere.
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